26 Mag AUDIO GROUP DENMARK: SALE D’ASCOLTO TRA ANTEPRIME E PROSSIMI ARRIVI
Nell’arco degli scorsi mesi, le intere Serie di amplificatori integrati e amplificatori di potenza Aavik (denominati ‘I’ e ‘P’) sono state rinnovate con le più recenti tecnologie e integrano ora soluzioni e tecnologie derivanti dai rispettivi top di gamma, I-880 e P-880.
Nascono così gli amplificatori integrati I-188, I-288 e I-588, descritti dal Produttore come “eleganti, potenti e raffinati, gli amplificatori I-x88 incarnano tutto ciò che rappresentiamo e la direzione verso cui ci stiamo muovendo.”
“Gli amplificatori di potenza Aavik P-x88 sono progettati per offrire musicalità e controllo eccezionali. Basati sul modello di punta P-880, combinano un design raffinato con prestazioni eccezionali. La gamma offre ora maggiore chiarezza, dinamica e precisione in qualsiasi sistema audio.”
Durante l’estate, diventeranno disponibili anche i nuovi streamer con DAC della Serie SD-x88. La progettazione è stata guidata dalla medesima logica, attingendo a piene mani dalle soluzioni impiegate dal modello top di gamma SD-880. E, a cavallo dell’autunno, i nuovi phono stage R-188, R-288 e R-588.
Anche Børresen Acoustics rivela i progetti per l’autunno, il più sorprendente è certo Børresen Bass Module.
Il produttore scrive: “Lo consideriamo più vicino ad un diffusore che ad un subwoofer tradizionale. È un prodotto di cui siamo molto orgogliosi e siamo convinti che una volta che lo avrete ascoltato, capirete facilmente il perché”.
E abbiamo avuto modo di ascoltarlo, in un impianto di altissimo livello composto da amplificatore integrato Aavik I-588, finale di potenza P-588, streamer SD-588, il tutto a pilotare una coppia di diffusori da stand Børresen C1 ed una coppia di nuovi Bass Module.
Il risultato sonoro e la capacità di riempire la stanza con un soundstage realistico e perfettamente bilanciato sono stati strabilianti. Ma come hanno raggiunto questi livelli di performance?
“Børresen Bass Module non è propriamente un subwoofer. È un diffusore costruito attorno al concetto di diapolo, che si concentra sulla riproduzione degli spettri più profondi della musica con sfumature e dinamica.
I subwoofer tradizionali producono bassi allo stesso modo della maggior parte dei diffusori, nel senso che comprimono l’aria all’interno dei loro cabinet e la rilasciano a bassa velocità. Nella maggior parte degli ambienti d’ascolto si possono creare problemi di distorsione, in particolare quando sono impiegati cabinet di tipo reflex. Sebbene questa tipologia sia molto efficace per ottenere bassi potenti da cabinet e driver compatti, l’aria che fuoriesce dal tunnel bass-reflex pressurizza di fatto l’intera sala d’ascolto e interagisce con essa con risultati non del tutto desiderabili.
Il concetto di bassi a dipolo si è rivelato un ottimo punto di partenza progettuale: l’eccellente integrazione in ambiente e l’assenza di compressione d’aria sono punti di forza importanti, soprattutto in spazi d’ascolto non ottimali, dove i subwoofer tradizionali potrebbero causare problemi significativi. Michael Børresen aveva già un’idea precisa di come integrarli: alla fine degli anni ’80 costruì diversi diffusori a dipolo, quindi conosceva molto bene la loro tipologia e le loro caratteristiche intrinseche. La sua principale fonte di ispirazione, tuttavia, furono gli strumenti musicali come violoncello, violino e pianoforte, che possono essere ascoltati per ore senza causare alcun affaticamento d’ascolto. Per Michael, la radice del loro comportamento acustico risiede nel design, che consente un rilascio d’aria a velocità molto elevata senza creare una pressione d’aria nella stanza d’ascolto; questi strumenti sono trasformatori di movimento d’aria (‘AMT’), così come i diffusori a dipolo aperto.
Per applicare questo principio a un prodotto dedicato alle basse frequenze ragionevolmente compatto, Michael si interessò a modelli utilizzati nell’età d’oro del cinema. I loro trasduttori a bassa frequenza presentavano corni di varie forme e dimensioni, e non erano progettati per creare pressione…
Partendo dunque dalla topologia a dipolo, il team Børresen ha progettato un pannello frontale con quattro trasduttori per i bassi, prima esteso e poi ripiegato, creando un’ampia apertura nella parte anteriore e due aperture di dimensioni simili nella parte posteriore. Il suo funzionamento è simile a quello dell’AMT, risolvendo elegantemente molti problemi noti dei subwoofer convenzionali. Esso è dotato di quattro driver Børresen da 8″ che garantiscono una superficie del cono sufficiente a ottenere il livello di output desiderato. I driver, speculari verticalmente, sono allineati in modo che le membrane, una di fronte all’altra, condividano l’apertura sul lato anteriore del cabinet; il design del cabinet consente poi ai coni montati all’interno di propagarsi liberamente in entrambe le direzioni e di creare l’utilissima zona di cancellazione sui lati. Inoltre, l’energia in uscita sul retro è inferiore rispetto al lato anteriore, il che significa che la maggior parte dei bassi si propagano principalmente nello spazio libero della stanza in cui si trova l’ascoltatore.
“Il risultato finale è un suono estremamente rapido, pulito e corposo. un’esperienza di bassi che, a nostro avviso, non è ottenibile con i subwoofer convenzionali.”
Ultima preview dal mondo Børresen: in autunno il Marchio introdurrà un diffusore dedicato al canale centrale.
Seguite il nostro blog per tutte le novità!